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sabato 26 dicembre 2009

Amore sotto l'abete

La prima neve cade leggera e delicata, solo una spolverata, appena un accenno per annunciare l'approssimarsi dell'inverno, mentre in lontananza le montagne blu mostrano i loro picchi innevati: su di esse la neve cade ormai da tempo e l'aria è fresca e pungente.
Per le strade sagome incappottate vagano nelle direzioni più disparate, solo raramente alcune di esse si fermano a parlare.
Solo i bambini sono allegri e giocano insieme senza problemi, per loro il mondo è ancora tutto da scoprire e magico in ogni suo aspetto. Ed in questo periodo mostra un altro suo lato magico: le strade si rinnovano e si vestono di ardite opere artistiche fatte di luci, che portano le stelle sulla terra a tenere compagnia agli addobbi dei negozi e ai vari Babbo Natale che circolano per le strade, il tutto preannuncia l'approssimarsi del Natale.
La festa porta al ricordo di tempi antichi, quando il Natale è nato, quando in una umile mangiatoia fu deposto Colui che avrebbe redento l'uomo dai peccati e cui si collega il miracolo della nascita e quindi della continuità della vita, simboleggiata anche dall'abete che non muore e conserva le sue foglie per tutto d'inverno, simbolo per eccellenza in molte popolazioni della continuità della vita.
A tenere compagnia al verde abete, e ad aggiungere una nota di colore alla stagione, vi è la Stella di Natale, donata a Gesù da un povero bambino.
La città mutata diventa viva e questa nuova energia pervade l'aria e penetra dai pori della pelle dando nuova gioia alle persone, gioia di vivere e di fare e di essere più buoni. Si ha voglia di stare insieme.

Un'associazione di giovani appassionati di teatro organizza una rappresentazione per il Natale. Il vecchio teatro comunale si rianima e ritorna agli antichi splendori. Il velluto verde smeraldo delle poltrone riappare da sotto la polvere di anni di inutilizzo, il pavimento in mattonelle a mosaico risplende in tutta la sua bellezza, dopo una buona lucidata, e il tavolato di legno del palco mostra tutta la sua splendida venatura.
Si sceglie la rappresentazione e, dopo aver esaminato molte opere di nomi famosi, si opta per l'opera di uno di loro. Vengono modificate opportunamente le vecchie scenografie del teatro e si assegnano le parti.
Iniziano le prove, ognuno ha il suo ruolo e le sue battute e ognuno da vita al suo personaggio con passione.
Ogni pomeriggio sul tardi i membri danno vita alla rappresentazione, rendendo viva la finzione dove i sentimenti si intrecciano e si fondono e si separano per poi riunirsi nuovamente.
Il testo narra la storia di un giovane che si ritrova a dirigere la ditta di famiglia col padre.
Egli si immerge nel lavoro anima e corpo arrivando a pensare anche alla vita come a un lavoro, da cui trarre utili, e se una cosa non è conveniente non ha importanza per lui.
La cosa preoccupa i genitori e gli amici che lo vedono distaccarsi sempre più da loro. Decidono così di tentare un trucco per far ritornare il giovane quello che era.
Uno di loro ha letto di recente “Canto di Natale” e la parte dei tre spiriti gli dà l'idea e, d'accordo con i genitori del giovane, allestiscono la commedia.
La rappresentazione inizia.
Prima il fantasma dei Natali passati: avvolto in una leggera nebbia rivede i Natali della sua infanzia, e i filmini di famiglia danno il tocco finale al primo atto.
Una fumata colorata e il primo fantasma sparisce e un penetrante profumo fa addormentare il giovane. Uno scossone lo ridesta e davanti a lui si trova il fantasma del Natale presente, dove gli fanno vedere che il suo atteggiamento lo ha isolato da amici e parenti: lui il Natale non lo festeggia perché non è economicamente conveniente; la casa dove vive con i suoi genitori non ha l'abito della festa, non c'è l'albero né il presepe né i doni per i suoi genitori.
La sera della festa non c'è festa i suoi genitori sono soli e tristi sul divano e lui immerso nel lavoro nello studio, con un pacco non aperto accanto.
Un'altra fumata e sparisce anche il secondo fantasma, di nuovo il profumo e poi lo scossone e davanti a lui ora si trova un essere incappucciato di nero, che con la mano indica una direzione. Li il giovane vede i suoi amici, ormai anziani, festeggiare senza di lui il Natale.
Un'altra direzione viene indicata dall'essere e qui si trova lui, anziano, solo e non festeggia.
Un'altra fumata e sparisce anche il terzo fantasma, di nuovo il profumo, ma stavolta non funziona: il giovane si muove bruscamente e l'amico che lo doveva addormentare cade in avanti, e il leggero anestetico non sortisce il suo fine.
Il giovane capisce che è stato ingannato e si arrabbia con gli amici ed i genitori.
Tutto il lavoro fatto va perso!

La preparazione della festa procede nella casa del giovane con le ghirlande appese alle porte, nel salone il maestoso abete risplende di mille colori, accanto a esso il presepe e sotto l'albero pacchi colorati fanno bella mostra di sé.
La festa è pronta e i parenti sono stati tutti invitati, ma proprio pochi giorni prima di Natale il giovane parte per motivi di lavoro: deve fare un sopralluogo in una cittadina dove dovrà costruire un albergo.
Qui il Natale è ormai giunto in ogni angolo: abeti innevati e alberi ricoperti da una candida coperta di neve ornano le strade, luci colorate sembrano stelle cadute dal cielo per illuminare il Natale della cittadina, dalla chiesetta si odono canti natalizi intonati da bambini e nella piazza centrale del paese sotto un grande abete decorato, e sotto il vigile sguardo dell'angelo, posto sulla sua cima, si trova l'antico presepe tradizionale del paese: un quadro natalizio toccante.
La cosa però non tocca più di tanto il giovane, che intende solo fare il suo lavoro e si inoltra, per la strada ghiacciata, verso il sito dove sorgerà l'albergo. Giunto sul posto lo esamina e lo approva, si incammina per la stessa strada ma un piede slitta e lui, perdendo l'equilibrio, cade a terra, scivolando per la strada in discesa e va a sbattere.
Viene subito soccorso e condotto all'ambulatorio medico dove viene appurato che non ha nulla. Per sicurezza il dottore lo trattiene alcuni giorni ma c'è un problema: ha perso la memoria e con sé non ha documenti, inoltre nessuno in paese lo conosce.
Poiché sta bene non può occupare un letto in ospedale, così il dottore lo sistema presso una cara amica e sua figlia.
Le due donne accolgono volentieri il giovane e subito lo fanno sentire a casa sua. Lo coinvolgono nei preparativi per la festa con gli amici e negli acquisti dell'ultimo minuto.
La voglia di festa è palpabile e lo coinvolge completamente, e questo lo fa sentire strano: è come se qualcosa che non aveva mai provato prima gli riempisse il corpo e la mente; le luci colorate e i decori lo ipnotizzano e nella sua mente alcune immagini si fanno strada: vede un bimbo con dei balocchi vicino a un albero di Natale e vede delle sagome di un uomo e di una donna, ma non ne distingue il volto, sente delle risate di gioia e ode quelle sagome chiamarlo, ma quel nome sparisce subito dalla sua mente.
Di una cosa è sicuro: quel bimbo è lui e quelli sono i suoi genitori.
La vicinanza della ragazza lo riporta alla realtà: devono tornare a casa e prepararsi per la festa di quella sera. Tornare a casa, la cosa strana è che sente veramente quella casa come se fosse la sua, anche se in realtà non lo è.
La cena è un successo, e ora tutti insieme vanno alla piazza centrale ad ascoltare il coro di bimbi nell'attesa della mezzanotte.
I canti, l'abete, il presepe, la neve e un manto punteggiato di splendide stelle pregnano di magia l'aria, magia dalla quale tutti i presenti si lasciano avvolgere, le voci è come se diventassero una sola, mentre tutti si prendono per mano, a suggellare lo spirito di bontà e amore proprio del Natale.
Scandita dai dodici rintocchi dell'antica torre dell'orologio del municipio e dall'apparire del suo angelo, come succede a ogni Natale, giunge la mezzanotte, e dal gruppo si stacca una bimba che, avvicinatasi alla mangiatoia, vi depone il Bambin Gesù, poi si riunisce al gruppo e il prete inizia la messa. Un segno di pace, di auguri e di saluto è il commiato della notte.
Tutti si ritirano nelle proprie case con un grande calore nel cuore.
Anche il giovane prova lo stesso calore: quella festa, i canti, lo stare insieme lo hanno coinvolto e avvolto completamente.
Quella notte si addormenta sereno nel letto e, nel sogno, ha nuovamente dei “flash back” della sua infanzia, ma anche del suo presente, e in questo presente rivede i suoi genitori preoccupati per il suo modo di essere, ed è triste. Ma vede anche un'altra cosa: il volto della figlia della padrona di casa che gli sorride mentre si tengono per mano alla festa, e alla mano sente il calore di quel contatto, che gli dà una piacevole sensazione di benessere.
L'ultima cosa, e la prima, che vede è proprio quel volto, che ora lo sta ridestando dal suo sogno.
Il giovane è soprappensiero, ha riacquistato la memoria ma sente che questo non lo rende completamente felice. Esce da solo, dirigendosi all'albergo alla periferia dove alloggia, si siede nella sua camera e telefona ai suoi genitori. La discussione è lunga e commovente. I genitori hanno ritrovato il figlio di una volta, amante della festa e della famiglia. Da ambo i lati del telefono si sentono singhiozzi interrotti da poche parole accompagnate da lunghi silenzi, interrotti dai saluti. Decide di tornare a casa, ma la felicità di rivedere i genitori è presto soppiantata da una strana e incomprensibile sensazione di tristezza, la stessa che lo accompagna fin dal risveglio. Esce dall'albergo e, senza rendersene conto, si ritrova davanti alla casa che lo aveva accolto in quei giorni, e nel giardino la figura della ragazza intenta a costruire un pupazzo di neve.
Quando questa si volta e, vedendolo, gli va incontro sorridendo per condurlo dentro casa, capisce cosa lo rende triste per il distacco da quella cittadina.

Il treno che lo avrebbe ricondotto a casa sarebbe partito solo dopo due giorni.
In quel luogo non ha solo ritrovato il Natale, ma da esso ha avuto il regalo più bello: si è innamorato e ora non vuole perdere l'amore.
Quei due giorni li passa con la ragazza e per lui sono i momenti più belli della sua vita: mano nella mano girano per il paese soffermandosi davanti all'albero e al presepe della piazza centrale, dove è avvenuto il primo determinante contatto, quello che ha aperto il suo cuore all'amore.
Quel giorno decide di far venire lì i suoi genitori, e concorda con il prete il matrimonio.
Nella chiesa ornata a festa con Stelle di Natale, agrifoglio e vischio, fa il suo ingresso la sposa nel suo abito candido come la neve e, tra la gioia degli astanti, i due giovani vengono uniti in matrimonio.
Davanti al portone decorato di foglie d'oro della chiesa, soffice e candida neve cade lieve sui due giovani sposi incorniciando il bacio che i due si scambiano come promessa del loro amore.

La rappresentazione finisce tra l'ovazione del pubblico, i cui applausi risuonano dentro e fuori il teatro per lunghi minuti, ripagando della fatica i giovani attori dilettanti, che dal palco ringraziano con sorrisi e inchini.

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